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Giuseppe Sammartino, Napoli 1720-1793, si annovera tra i massimi e più prolifici scultori Europei del Settecento. La sua intensa esistenza si ammanta di mistero a seguito di un'apparente consueta committenza: il grande ricercatore e studioso "di sottili ed insolite arti" Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo, gli commissiona una realistica scultura marmorea raffigurante Cristo Signore deposto dallo strumento di passione e di morte e coricato sul giaciglio dell'unzione coperto da un Velo: il Velo di Maya, metafora della creazione ed illusione.

Il grande poliedrico maestro assistito dallo spirito illuminato del Principe realizza-no un incontrastato capolavoro della scultura europea del Settecento da sbalordire il Canova che dinnanzi al Cristo Velato proferisce: "darei 10 anni della mia vita per averne paternità!"

Il meraviglioso Bambin Gesù ligneo del Sammartino in questione, non è solo un'importante scultura per tanti significativi discorsi ancora da farsi, ma rappresenta quell’anello di congiunzione tra le grandi esecuzioni marmoree del Maestro e quelle estremamente ridotte e non meno perfettamente naturalistiche dei Pastori commissionatogli per una precisa ragione da Carlo III di Borbone.

Presso la grande dinastia sorse la necessità di non avere più dei semplici pastori, ma dei verissimi piccoli capolavori che si imponessero con verità sorprendente alle maggiori corti europee! I volti sia nobili che popolani e capelli steccati, modellati con sconcertante verismo; accademie, intere figure appena vestite dei mendicanti. Le vestiture realizzate con le cangianti finissime sete di San Leucio con finimenti in oro, argento ed avorio, minuterie di grande artigianato, personaggi dell'aristocrazia commisti agli adoranti pastori, ai rustici, contadini e caratteri. I re Magi, gli orientali, il corteo dei musici, le georgiane, le procidane, gli animali domestici ed esotici, le glorie degli Angeli che degradano in proporzione vorticanti e discendenti dal cielo ad osannare il Verbo Incarnato. Tutto quanto e ancora di più è ammirabile al prestigioso museo di S. Martino. 

E' in atto una grande promozione borbonica di tutte le arti. Uno straordinario fermento di ogni manufatto e mestiere. Una vera rivoluzione che "riqualifica" il presepe sottraendolo dall'ambito meramente religioso e domestico facendolo assurgere a vera opera d’arte: il presepe Settecentesco in tutto il mondo è il presepe napoletano!

La coerente disamina per nulla esaustiva elencata è utile a chiunque voglia verificare che il Bambin Gesù del Sammartino rappresenti una funzionale e puntuale sintesi di un composito intero mondo estetico-artistico molto significativo fino ad arrivare alle ridotte opere d’arte in creta posizionate su fantastici scogli, scene settecentesche realizzate in sughero e cartapesta fortemente colorate del presepe Cuciniello.

Si analizzi e si veda bene così da appurare che tutto funziona e ritorna! Si ricompongono in tal modo tutte le frasi musicali di una soave e straordinaria armonia del 700 che ha investito ogni scibile umano.

La tecnica costruttiva della pregevole scultura lignea policroma è alquanto "incomprensibile" in quanto dal XVIII sec. non mostra la minima naturale deformazione di un materiale organico altamente suscettibile di modificazioni. La realizzazione e la finale resa d'insieme del pregevole manufatto è sublime, sconcertante! L'incredibile minuzia da incisore si esprime per l'intera opera, nella cura di ogni minimo particolare.

La scultura nasce dall'accurata selezione di vari legni assemblati con collanti animali posizionati di spina e di traverso delle sue venature in modo da creare una perfetta compensazione di forze oppositive concorrenti in un unico flessibile blocco.

Si osservi l'estrema leggerezza dell'intera figura, direi parimenti al volo di un Angelo; l'enorme plasticità anatomo-compositiva, le mani, le dita incredibilmente articolate, la destra che punta l'indice chissà dove, la tenue leggera torsione del capo rispetto al busto consente all'Agnello di Dio di posare uno sguardo profondamente misterico, con grande evidenza enigmatico, incredibilmente vivo e diretto, che infonde infinita soavità e serenità; uno sguardo di assoluta consapevolezza, l'onniscienza Divina in due splenditi occhi di vetro soffiato.

Le sue dimensioni sono di un vero neonato di una bellezza travolgente! I dettami inderogabili erano che dovesse assolutamente emanare Luce da Se! La forte emozione derivante dall’attenta osservazione di quest'opera Sammartiniana quanto meno è sorprendente per chiunque lo guardi, lo tocchi! La straordinaria difforme cromia, dal palato, alla docile postura delle lingua, ai denti perfetti, appena accennati, dalle labbra socchiuse è pronunciato l'inascoltabile verbo di Dio Padre, la parola di ogni parola possibile, dell'anima Mundi.

 

Pasquale Minichino

 

 

 

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